Virgilio e Palazzo Donn’Anna, il Munaciello e il Diavolo di Mergellina, il Cristo velato e altre storie: quindici racconti che ripercorrono luoghi, personaggi ed episodi napoletani, senza rinunciare all’amabile capacità di credere ancora al meraviglioso e al fantastico. Lo sguardo curioso e appassionato di Matilde Serao sconfina nella mitologia, insegue...
Con splendide illustrazioni a colori e ingegnosi elementi interattivi progettati dal pluripremiato studio MinaLima, questa straordinaria edizione del terzo libro della saga di Harry Potter stupirà e incanterà i lettori di tutte le età. Per dodici lunghi anni, la spaventosa fortezza di Azkaban ha racchiuso un famigerato prigioniero chiamato Sirius Black....
In un flusso di emozioni che attingono dalla malinconia, dal sorriso, dall’onirico e dalla realtà asciutta e tagliente, Ersilia Saffiotti riavvolge le sue proprie storie di donna alla ricerca di sé,
del proprio angelo custode, scugnizzo come lei, e della sua napoletanità impastata di carne e di levità. La vita irrompe attraverso Màriam, riconosciuta in...
Il giardino è il luogo dove l`uomo cerca di ritrovare il paradiso terrestre, l`armonia perduta con la natura. Non a caso paradiso, in molte culture, è sinonimo di giardino e nelle descrizioni di tutti i tempi questo termine evoca la bellezza e il fascino di un luogo. Il giardino è un frammento del mondo, dove il committente riflette la sua personalità, i...
Preparati ad essere abbagliato da questa nuova edizione di J.K. Harry Potter e la camera dei segreti di J.K. Rowling, disegnato e illustrato da MinaLima. Con oltre 150 illustrazioni a colori e otto esclusivi elementi interattivi di cartotecnica pop-up! I lettori possono incontrare il Platano Picchiatore, rivelare la scala a chiocciola dell`ufficio di...
Croce esordì come storico della sua città pubblicando nel 1891 un imponente volume dal titolo I teatri di Napoli. Nel 1915, quando ormai era diventato figura dominante della cultura italiana, Croce riprese in mano il libro e lo sottopose a una complessa revisione, per cancellarvi «le molte tracce d’inesperienza giovanile». Con amabile autoironia, annotò anche nei suoi taccuini che aveva l’intenzione di prepararne «una nuova redazione meno scellerata della prima». Ciò che a Croce premeva mettere in evidenza, ora, riguardava innanzitutto l’innervatura culturale delle singole epoche trattate: tale ottica lo obbligava ad abbandonare l’idea, ancora tinta di positivismo, che il teatro come tale offrisse «un unitario punto di vista storico». Il risultato fu un libro molto diverso, felice in altro modo, più lineare e immediatamente percepibile per quei lettori che rischiavano di perdersi nella «selva di notizie» della prima versione. Come Storie e leggende napoletane, quest’opera è uno straordinario tentativo di vivere la storia napoletana dall’interno, indagandone ogni dettaglio e scegliendo un osservatorio prezioso per contemplare il lento corteo delle forme di una civiltà: quello della vita teatrale che, nelle sue diramazioni sacre e profane, frivole ed erudite, incarnò per secoli lo spirito del luogo con strepitosa vivezza. Nulla meglio di questo libro può servire a confutare quei critici che accusarono Croce di perseguire un’idea astratta e aprioristica della storia nel suo farsi, mentre nell’autore di queste pagine ritroviamo ancora i tratti del giovane erudito quale fu descritto una volta, con parole affettuose e nitide, da Salvatore Di Giacomo: «Questi è Benedetto Croce. Infaticabile lavoratore, egli consacra a’ suoi studii tutta la giornata, passando dalla Nazionale all’Archivio di Stato o da questo alla Società di storia patria. Raccoglie, nota, fruga da per tutto e, rincasato, nel silenzio della sua camera di studio, dispone i suoi appunti per una novella monografia di cento pagine o per un libro che ne conta ben settecento».
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Croce esordì come storico della sua città pubblicando nel 1891 un imponente volume dal titolo I teatri di Napoli. Nel 1915, quando ormai era diventato figura dominante della cultura italiana, Croce riprese in mano il libro e lo sottopose a una complessa revisione, per cancellarvi «le molte tracce d’inesperienza giovanile». Con amabile autoironia, annotò anche nei suoi taccuini che aveva l’intenzione di prepararne «una nuova redazione meno scellerata della prima». Ciò che a Croce premeva mettere in evidenza, ora, riguardava innanzitutto l’innervatura culturale delle singole epoche trattate: tale ottica lo obbligava ad abbandonare l’idea, ancora tinta di positivismo, che il teatro come tale offrisse «un unitario punto di vista storico». Il risultato fu un libro molto diverso, felice in altro modo, più lineare e immediatamente percepibile per quei lettori che rischiavano di perdersi nella «selva di notizie» della prima versione. Come Storie e leggende napoletane, quest’opera è uno straordinario tentativo di vivere la storia napoletana dall’interno, indagandone ogni dettaglio e scegliendo un osservatorio prezioso per contemplare il lento corteo delle forme di una civiltà: quello della vita teatrale che, nelle sue diramazioni sacre e profane, frivole ed erudite, incarnò per secoli lo spirito del luogo con strepitosa vivezza. Nulla meglio di questo libro può servire a confutare quei critici che accusarono Croce di perseguire un’idea astratta e aprioristica della storia nel suo farsi, mentre nell’autore di queste pagine ritroviamo ancora i tratti del giovane erudito quale fu descritto una volta, con parole affettuose e nitide, da Salvatore Di Giacomo: «Questi è Benedetto Croce. Infaticabile lavoratore, egli consacra a’ suoi studii tutta la giornata, passando dalla Nazionale all’Archivio di Stato o da questo alla Società di storia patria. Raccoglie, nota, fruga da per tutto e, rincasato, nel silenzio della sua camera di studio, dispone i suoi appunti per una novella monografia di cento pagine o per un libro che ne conta ben settecento».